venerdì 8 marzo 2013

FOTO DEL MASSACRO DI GIANNI LIANI




CONDANNATO PER RESISTENZA ALL'ARRESTO

"Schernite le vittime, esaltati gli assassini" La storia si ripete, nell'aula ingiusta.

pubblicata da Alessandra Marsilii il giorno Martedì 19 febbraio 2013 alle ore 10.54 ·
18 Febbraio 2013, ieri... sono andata al tribunale di Chieti, per il processo di un ragazzo pestato dai Carabinieri. Anzi, siccome questa parte è stata archiviata in violazione di tanti diritti, dico doverosamente che sono stata al processo di un ragazzo che ha pestato tre Carabinieri.
Sì, li ha pestati di brutto, visto che è stato pure condannato ad 1 anno e 3 mesi.
Invece, la condanna arriva con l'immancabile sapore ingiusto!
Magari fosse stato vero che ne ha aggrediti tre!! Magari fossero loro quelli malridotti!! ...non ci sarebbe stata ingiustizia in quell'aula neanche ieri.

Mi sono permessa, prima dell'udienza, di chiedere all'avvocato di questo ragazzo come mai non si è proceduto per connessione? Com'è possibile che la contro-denuncia sullo stesso fatto è archiviata e qui si va avanti? e dunque che senso avrebbe farlo deporre?! Ma io sono un ignorantella in fatto di leggi e, piuttosto che illuminarmi, l'avvocato mi fa capire che le cose stanno così: come già sapevo! Tutt'al più mi voleva sorprendere mostrandosi pronto a rinunciare al mandato, ma ormai eravamo tutti convinti che le cose sarebbero dovuti andare come stabilito. Nessuna novità.

Io, però, non smetto di credere che nei tribunali si debba fare giustizia, quella giustizia che una volta tanto ti possa sorprende e destare meraviglia mista a sollievo. Il sollievo di riuscire a credere senza dubbio che il mondo può cambiare, che i giusti fanno bene ad esserlo!
Invece mi sono rivissuta l'alta tensione di tutti quei momentini eruditi in cui i miei 14 avvocati si succedevano dandosela a gambe uno appresso all'altro, per la mia difesa, pur di non addurre le prove.

Che strano ciclo "ripetente" offre la storia!!

No, non sono un avvocato e manco mi posso pareggiare alla loro immensa sapienza, ma l'ingiustizia si riconosce pure da bambini.
Nei corridoi pertinenti parlavano tutti di un giudice ferreo! Wow!! Magari fosse!!!

Invece, la tipa sul trono di quest'aula imponente, prima ha concesso l'audizione di 4 testi a difesa, poi sentiti 2, ha tagliato a corto.
Magari dimenticando il concetto di diritto alla prova, forse eh! Eppure il P.M. v.p.o. ha chiesto 1 anno e, ferrea come è ferrea, questa giudice I.M. ALLIERI avrà pensato giusto che 3 mesi in più.. ben gli stanno a Gianni Liani e peggio si merita!
Per la miseria!
Un dottore di tutto rispetto si è seduto a testimoniare che in caserma trovò l'imputato con il volto completamente tumefatto ed ha dovuto prima pulirgli tutto il sangue e poi medicare appositamente il tutto e fermare il flusso ancora abbondante dalla ferita al naso (fratturato). Inoltre gli hanno mostrato le foto e confermandone i particolari che ben ricorda (così impressionanti come sono) ha escluso con tutta chiarezza che non sono ferite di colpi compatibili con una caduta!!

Anche sua sorella ha testimoniato che tornò a casa massacrato.
Eh, in controparte per primo ha testimoniato un Carabiniere.
E mi sa che è arrivato proprio primo e gli altri sbiadiscono in valore o credibilità, mi sa.. eh!?!!
Dice che appena entrati in casa sul tavolo, sostanzialmente in bella vista, hanno trovato una busta, che poi risultò magnite. Infatti, però: solo molto poi!!! Questo CC dice anche che dopo, quando hanno trovato una pistola "nuova di zecca" in apposita valigetta a completo, l'imputato si è agitato, dando in escandescenza tutto d'un tratto! Dice in sostanza che sono riusciti ad ammanettarlo con difficoltà -dice- stante anche il fatto che l'imputato è palestrato -lo dice! Finì come sapevamo già dai loro verbali: nella colluttazione Gianni si è fatto male cadendo su una sedia. Mentre quant'altro, come ad esempio le foto attestano il massacro sbiadiscono di fronte a questa versione sino a diventare trasparentemente inesistenti, perchè non si processano sedie.

Non gli hanno fatto niente in 3 se siamo d'accordo tutti nel riconoscere che la sedia lo ha steso!

Il fatto strano, penso io, oltretutto, com'è che non l'hanno ammanettato alla vista di un bustone di cocaina (perchè mica sapevano che fosse la purga) ed io che non sono la giudice, non ci posso credere: penso che Gianni era in manette quando lo hanno assalito, trovata la pistola, avranno giocato un pò agli indiani disarmati e cow boy sbruffoni!
Ma atteniamoci alla sentenza!
Il Liani è effettivamente reo di resistenza a pubblico ufficiale, ha resistito logicamente nella formula 1 contro 3, sopraffatto solo da una sedia e comunque il fatto è accaduto soltanto dopo che hanno trovato la pistola. Infatti, li ha aggrediti tutti e tre cagionando solo ad uno qualcosa che in gergo si direbbe "un graffio"....... perchè sapeva di averne regolare ricevuta fiscale d'acquisto, ma questo è agli atti di un altro procedimento, al circo dei pagliacci.



P.P.N. 3060/2011 R.G.N.R. (già 479/10)



AL GIORNALE "IL CENTRO " QUOTIDIANO D'ABRUZZO




 

Ogg.: sollecito Vs. DIRITTO DI REPLICA



Io, sottoscritto, Gianni Liani, nato ad Atri (TE) il 22.02.1979, residente in San Giovanni Teatino alla via Manzoni n.11, sono a chiedere la Vs. cortese attenzione, nell'esigenza dell'immediata replica in merito al Vs articolo "Il tribunale: Liani non ha detto la verità mancano i riscontri" del 14/12/2012 in riguardo al P.P. in riferimento, poichè è agli atti dello stesso procedimento l'opposizione alla richiesta d'archiviazione del mio legale DIFENSORE e che offre ogni dovuto riscontro perchè io eserciti il diritto di difesa, diritto che a me è stato violato essendo sopraggiunta l'archiviazione ignorando ogni richiesta di cui ai punti dell'opposizione che qui di seguito
riassumo

In merito ai reati di cui agli art. 110, 323, 582 e 612 c.p. contestati agli indagati Carabinieri Christian Paolemilio, Fabio Segoni e Armando D'Arpino, oltre agli art. 323 e 582 c.p a carico del CC Marino Eugenio, nonchè l'art. 595 c.p. al CC De Luca Luigi dei quali sussistono prove di tale grave colpevolezza, benchè non siano state considerate nella loro completezza ed, a riguardo, rimando specificatamente quanto all'opposizione alla richiesta d'archiviazione del mio legale. Si noti che gl'interessi lesi dai suddetti crimini contestati sono, sì, a grave danno della mia persona, quale parte civile e reclamati in querela come all'opposizione, altresì, si noti che s'intendono lesi anche gl'interessi oggettivi dello Stato: già per quanto alle circostanze aggravanti espresso nel 2° comma nell'art. 612 c.p., del reato di minaccia che si rifà espressamente all'art. 339 c.p., in merito quantomeno all'art. 323 c.p. per cui si dovrebbe procedere d'ufficio ex art. 50 c.p.p..

L'avvenuta archiviazione mi precluderebbe, in definitiva, d'essere a tutti gli effetti il principale testimone del fatto, nonostante i miei acclarati sforzi di assicurare alla giustizia il suo corso a mezzo di ogni fonte di prova a mia disposizione addotta e/o richiesta.

Stante già a quanto esposto dal legale difensore della P.O. scrivente, in occasione della richiesta di procedimento motivata nell'opposizione alla richiesta d'archiviazione del P.M. inquirente dr. Pietro Mennini, si evince in modo inequivocabile la parzialità dello stesso nella volontà di svalutare i gravi indizi di colpevolezza di cui agli atti sono a carico dei Carabinieri. Dunque, altresì appare inspiegabile l'archiviazione non essendo stata tenuta in considerazione quanto prospettato dal legale difensore nell'opposizione e ad oggi mi ritengo leso negli interessi anche per la negazione del contraddittorio, per il mio diritto di difesa ignorato. Davanti alla legge mi sono assunto le mie responsabilità, non mi sono sottratto al mio dovere ed alla correzione degli errori, ma non posso ora rinunciare a continuare a credere nell'imparzialità dell'amministrazione della giustizia, per cui oggi faccio appello alla Vs. diligentissima redazione in merito al più ampio dovere di solidarietà sociale nel servizio d'informazione nel rispetto della verità.

Vi chiedo espressamente di prendere in seria considerazione tutto quanto emerso dalle indagini preliminari riassunte dall'opposizione (che allego) in cui il mio legale di fiducia, lo stimabilissimo avv. Tino Innaurato, ribatte alla istruttoria nella richiesta d'archiviazione specie per quanto in riguardo alle falsità, prive appunto di documentazione pertinente con gli atti, dell'esposizione che fa dr Mennini.

Oltre a quanto al punto A) dell'opposizione per cui inventa una asserita tardività della querela che invece non esiste proprio; o per quanto al punto B) sulle testimonianze dei vicini di casa al momento dell'arresto, ove subivo le prime aggressioni denunciate, in merito il P.M. asserisce che: "in vero, escussi dalla P.G. hanno escluso di aver sentirto grida..." cosa che evidentemente è frutto di una sua insussitente deduzione "per cui" il mio legale evince che "non v'è un oggettivo riscontro" agli atti; più in particolare voglio sottolineare quanto al punto C) sulla mancata considerazione delle produzioni della parte offesa. Tant'è che inizialmente unica prova che sembrava un pò di sostegno ai cc, era la deposizione di due miei compagni di cella; si consideri il modo chiaro in cui il P.M. esalta, nella richiesta d'archiviazione, la primordiale versione dei detenuti con le testuali considerazioni: "coincide perfettamente con quanto rapportato dai cc" e quanto invece denigra la ritrattazione degli stessi, dopo che sono stati rintracciati da me (una volta liberi) sostenendo il Mennini: "è da ritenersi strumentale e redatta "su misura" secondo i desiderata e/o indicazioni del committante Liani" tal che sembra accusarmi di aver indotto i due a ritrattare come per fornire un falso agli atti! ...Ma lui lo sa che non vero, perchè non ha manco pensato di verificarla una cosa assai grave come sarebbe una frode processuale! Appunto, è che il P.M. lo asserisce senza averlo affatto verificato: non ha sentito la necessità di verificare personalmente i testi in nuova audizione, come logicamente suggerisce il mio legale nell'opposizione a scanso di ogni equivoco.

Senza tralasciare quanto nell'opposizione il mio legale evince al punto D) sulla errata interpretazione della documentazione medica prodotta e delle CTP e CTU tanto da apparire necessario prendere atto di quanto cristallizzato nelle relazioni mediche, dettagliatissime, quali prove che il P.M. ignora sottolineando stralci di dichiarazioni varie estrapolate da altri contesti, per quanto in merito al morso, ed infine prendendo quanto da lui stesso ascoltato a siit dal medico del Pronto Soccorso dell'Ospedale di Chieti che ha dichiarato che "non annotò..." nulla in riguardo al morso, mentre lo stesso P.M. accenna a quanto si documenta in atti, asserendo contrariamente che anche il dr. Grifone che mi visitò in Caserma "non rilevò sul collo del paziente ematomi o fuoriuscita di sangue" per concludere che non esistesse del morso nulla all'arresto. Dice testualmente evidenziando lui stesso in neretto che: "Tracce del "morso" appaiono soltanto successivamente e cioè all'atto della presentazione della querela" tre mesi dopo. Addirittura, in tale ricostruzione, mi sarei morso alle spalle da solo per questa così presunta "simulazione" che in definitiva si inquadrerebbe dall'istruttoria del Magistrato!! Assurdo, giacchè me lo potevo fare solo nel frangente di tempo che va dall'arresto alla caserma dato che -come appunto attesta già il medico di guardia: "contusioni multiple a livello della estremità superiore del muscolo trapezio sinistro" vengono già rilevate come anche poi in Pronto Soccorso. Eppure, il Pubblico Ministero si azzarda a scrivere tali ipotesi gravissime, nonchè inverosimili e non ha mai voluto sentire le testimonianze di chi era in palestra vedendomi sano e senza un graffio negli istanti immediatamente prima al sopraggiungere dei cc che sotto i loro occhi mi hanno intimato di seguirli, nè mai è stata sentita mia sorella che ha scattato le foto al mio rientro dalla prigione. Anzi, si è preoccupato di scartare "a priori" la ritattazione dell'ex detenuto Cvetic Milos una volta libero, che in cella è appunto il primo a vederlo e definirlo semplicemente come un morso. Testimonianze queste che, con quanto già ampiamente documentato nel procedimento, basterebbero nella fase preliminare, appunto quali prove schiaccianti e fondanti la notizia di reato.

In paletra ero sanissimo, tornato a casa vertevo in condizioni gravi.

Non di meno si può soprassedere sul fatto che al P.M. dr. Mennini il mio legale fa notare l'infondatezza assoluta della sua "istruttoria" anche al punto E) sulla posizione del Maresciallo Marino Eugenio in cui appare evidente che invece ci sono riscontri proprio dalle dichiarazioni rese da un altro cc che conferma che eravamo in corridoio con il Marino Eugenio; e per quanto al punto F) sul reato di diffamazione contestato al Maresciallo De Luca proprio perchè, contrariamente all'interpretazione infondata del P.M., dalle indagini espletate vi sono acclarate certezze del reato di diffamazione, così come rielencate nel medesimo punto all'opposizione e cioè in merito alle deposizioni del padre e la madre della mia ragazza, i quali confermano candidamente quanto il De Luca ha dato per scontato e certo. Egli apprendeva giusto tre ore prima, dalla querela della mia ragazza, querela "appena nata" e poi ritirata cose che, se si fosse sentito nel dovere di mettere in guardia qualcuno, avrebbe appunto dovuto farlo con la diretta interessata Della Pelle Fabiana. Non è ammissibile che egli leda l'onore, il decoro e la reputazione della mia persona con i di lei genitori, essendo la mia ragazza maggiorenne, in tal modo aggredendo di fatto la mia reputazione agli occhi dei genitori, e senza che vi sia la necessità di diffondere idee espresse in querela da altri. Non v'era la necessità di allarmare i genitori a dismisura, già preoccupati per la figlia, la quale nell'atto di querelarmi, ha di fatto dimostrato un distacco netto dagli atteggiamenti che lei stessa ha descritto di me. E' del tutto irrilevante quanto argomenta il P.M. nella richiesta d'archiviazione in riguardo alla configurabilità del reato di diffamazione che, invece, si evince dalla testimonianza dei genitori: tant'è vero che non ha importanza se sia un fatto vero o meno, ma se v'è la mera volontà di ledere l'altrui reputazione nell'assenza di una stretta necessità che costituisca l'esercizio legittimo di un diritto. Necessità che nel dirlo ai genitori della mia ragazza il De Luca non aveva.

Per quanto all'importanza del punto G) in merito alla Mancata considerazione della integrazione di querela del 14.05.2010 chiedo ancora ulteriore attenzione, giacchè, si evince una sorta di persecuzione ingiusta, minacciata dai cc in questione e di cui in questo procedimento non è sopraggiunta giustizia per negligenza del Pubblico Ministero. Aggiungo che ho assoluta necessità di sicurezza in merito, la sicurezza che attraverso un giusto processo sono certo ne segua la dovuta condanna per tutti coloro che mi hanno danneggiato e mi ostacolano illecitamente. Ho mosso querela ed oggi vi aggiungo quest'esposto per una giusta prosecuzione, avente capacità giuridica e mi è stata spudoratamente negato ogni diritto a riguardo. Se questi fatti di reato, già sussistenti con la documentazione agli atti, restassero impuniti e non si avrebbe quindi una condanna per i rei, non si darebbe buon esempio a quanti tra altri P.U. vorrebbero in futuro abusare delle loro funzioni, e così scongiurare il pericolo pubblico del ripetersi di queste intimidazioni, per cui invece, per me, si prospetta effettiva la possibilità di ritrovarmi nuovamente vittima di altri abusi, statnte la documentata negligente del P.M. inquirente. Cosa punibile ai sensi delle leggi penali di questa Repubblica, da scongiurarne il verificarsi per me e per chiunque altro. E' pur vero che questa ragione d'ordine e prevenzione è il motivo per cui il mio caso è già di ampio interesse pubblico, essendo stato trattato da diversi giornali quotidiani d'Abruzzo (non ultimo, in questo dicembre, più volte su IlCentro) e vi sono tantissime visualizzazioni sui link che riportano notizie del mio caso, per cui l'interesse è ormai nazionale tanto che continuo ad essere contattato da altri giornalisti e free-lances. Detto ciò, in riguardo al contestato punto G) è esaustivo quanto già è chiaramente ribadito dal mio difensore all'opposizione, di cui mi preme inoltre sottolineare come alla richiesta d'archiviazione si vada oltremodo denigrando anche la storia d'amore che ho con la mia fidanzata, come se fosse una succube, senza averla mai interrogata a riguardo. Allora, si consideri la consulenza psicologica del dr Emilio Innamorati che ho addotto agli atti del procedimento pur mettendo a nudo non senza sacrificio ogni particolare confidenziale e privato della mia vicenda lavorativa, amorosa, giudiziaria che è ormai di pubblico dominio; affinchè nulla resti nell'ombra di quanto riguarda la mia sfera personale tutta, perchè si giudichi con giusto giudizio quanto (d'un modo o d'un altro) condizioni inevitabilmente il mio destino.

CHIEDO

IN MERITO ALL'ARTICOLO INTITOLATO "IL TRIBUNALE: LIANI NON HA DETTO LA VERITA' MANCANO I RISCONTRI" CHIEDO CHE SIA RESO DI DOMINIO PUBBLICO QUANTO ALLA MIA OPPOSIZIONE A DIFESA DEGLI INTERESSI LESI, ALLA BASE DEI NUOVI ELEMENTI DI CUI ALLA STESSA DEL MIO LEGALE DIFENSORE TINO INNAURATO CHE QUI ALLEGO, ESSENDO SOPRAGGIUNTA L'ARCHIVIAZIONE: SEMBRA PROPRIO IGNORATO IL DIRITTO DI PROVA, NON AVENDO OTTENUTO IL GIUSTO PROSEGUIMENTO.

SE IL TRIBUNALE OMETTE QUESTE CONTESTAZIONI A MIA DIFESA, ALLORA, CHI E' CHE NON HA DETTO LA VERITA'?



Si allega:

N. 9 pag. opposizione alla richiesta d'archiviazione


mi chiamo gianni liani ed il 4 febbraio 2010 sono stato fermato senza motivo e senza mandato proprio fuori il portone della mia palestra ....nell'immediatezza sono stato privato dei cellulari e delle chiavi della mia automobile e costretto a salire nella macchina di questi 3 uomini che capivo essere carabinieri in quanto uno di loro mi mostrava molto velocemente il tesserino......cmnq i macchina venivo informato che se nella casa dove mi stavano portando che fra l'altro non era di mia rwesidenza avessero trovato qualcosa di illegale avrei passato molti guai ....soprattuuttto si sarebbe scaricata l'ira del guidsatore su di me

in casa fui subito messo le manette e iniziarono a pestarmi uno di loro che si chiama cristian paoloemilio mi è saltato addosso e strappandomi la maglietta mi sferrava un morso molto doloroso sul trapezio dorsale sinistro....rovesciarono la casa rubarono 3 mila eruro ...mi lanciarono delle mele che presero in cucina,,,,,,,,,, ridevano......mi urlavano conto che in caserma mi avrebbero dato il resto..... e li fui proprio ridotto in fin di vita ........ossa nasali rotte..........ecc ecc li successe di cotte e di crude raccontarvelo è impossibile......se volete posso mandavi x fax documenti o altro ...su facebook o su youtube scrivendo il mio nome esce cmq tutto

un saluto spero vivamente che mi aiutate sono disperato e questi mi stanno rovinando la vita

la procura di competenza di chieti compreso il pm mennini non sono persone serie c'è aria di grande corruzzuione

3920274834 mobile personale ma rosaria

io cerco solo di fare conoscere le cose come sono andate

questi farabbutti oltre ad avermi rubato soldi e massacrato e morso

vorrebbero anke divulgare notizie diverse

e la stampa è dalla loro parte pensa che nessuno ha mai parlato della mia storia