P.P.N. 3060/2011 R.G.N.R. (già 479/10)
AL GIORNALE "IL CENTRO " QUOTIDIANO D'ABRUZZO
Ogg.: sollecito Vs. DIRITTO DI REPLICA
Io, sottoscritto, Gianni Liani, nato ad Atri (TE) il 22.02.1979, residente in San Giovanni Teatino alla via Manzoni n.11, sono a chiedere la Vs. cortese attenzione, nell'esigenza dell'immediata replica in merito al Vs articolo "Il tribunale: Liani non ha detto la verità mancano i riscontri" del 14/12/2012 in riguardo al P.P. in riferimento, poichè è agli atti dello stesso procedimento l'opposizione alla richiesta d'archiviazione del mio legale DIFENSORE e che offre ogni dovuto riscontro perchè io eserciti il diritto di difesa, diritto che a me è stato violato essendo sopraggiunta l'archiviazione ignorando ogni richiesta di cui ai punti dell'opposizione che qui di seguito
riassumo
In merito ai reati di cui agli art. 110, 323, 582 e 612 c.p. contestati agli indagati Carabinieri Christian Paolemilio, Fabio Segoni e Armando D'Arpino, oltre agli art. 323 e 582 c.p a carico del CC Marino Eugenio, nonchè l'art. 595 c.p. al CC De Luca Luigi dei quali sussistono prove di tale grave colpevolezza, benchè non siano state considerate nella loro completezza ed, a riguardo, rimando specificatamente quanto all'opposizione alla richiesta d'archiviazione del mio legale. Si noti che gl'interessi lesi dai suddetti crimini contestati sono, sì, a grave danno della mia persona, quale parte civile e reclamati in querela come all'opposizione, altresì, si noti che s'intendono lesi anche gl'interessi oggettivi dello Stato: già per quanto alle circostanze aggravanti espresso nel 2° comma nell'art. 612 c.p., del reato di minaccia che si rifà espressamente all'art. 339 c.p., in merito quantomeno all'art. 323 c.p. per cui si dovrebbe procedere d'ufficio ex art. 50 c.p.p..
L'avvenuta archiviazione mi precluderebbe, in definitiva, d'essere a tutti gli effetti il principale testimone del fatto, nonostante i miei acclarati sforzi di assicurare alla giustizia il suo corso a mezzo di ogni fonte di prova a mia disposizione addotta e/o richiesta.
Stante già a quanto esposto dal legale difensore della P.O. scrivente, in occasione della richiesta di procedimento motivata nell'opposizione alla richiesta d'archiviazione del P.M. inquirente dr. Pietro Mennini, si evince in modo inequivocabile la parzialità dello stesso nella volontà di svalutare i gravi indizi di colpevolezza di cui agli atti sono a carico dei Carabinieri. Dunque, altresì appare inspiegabile l'archiviazione non essendo stata tenuta in considerazione quanto prospettato dal legale difensore nell'opposizione e ad oggi mi ritengo leso negli interessi anche per la negazione del contraddittorio, per il mio diritto di difesa ignorato. Davanti alla legge mi sono assunto le mie responsabilità, non mi sono sottratto al mio dovere ed alla correzione degli errori, ma non posso ora rinunciare a continuare a credere nell'imparzialità dell'amministrazione della giustizia, per cui oggi faccio appello alla Vs. diligentissima redazione in merito al più ampio dovere di solidarietà sociale nel servizio d'informazione nel rispetto della verità.
Vi chiedo espressamente di prendere in seria considerazione tutto quanto emerso dalle indagini preliminari riassunte dall'opposizione (che allego) in cui il mio legale di fiducia, lo stimabilissimo avv. Tino Innaurato, ribatte alla istruttoria nella richiesta d'archiviazione specie per quanto in riguardo alle falsità, prive appunto di documentazione pertinente con gli atti, dell'esposizione che fa dr Mennini.
Oltre a quanto al punto A) dell'opposizione per cui inventa una asserita tardività della querela che invece non esiste proprio; o per quanto al punto B) sulle testimonianze dei vicini di casa al momento dell'arresto, ove subivo le prime aggressioni denunciate, in merito il P.M. asserisce che: "in vero, escussi dalla P.G. hanno escluso di aver sentirto grida..." cosa che evidentemente è frutto di una sua insussitente deduzione "per cui" il mio legale evince che "non v'è un oggettivo riscontro" agli atti; più in particolare voglio sottolineare quanto al punto C) sulla mancata considerazione delle produzioni della parte offesa. Tant'è che inizialmente unica prova che sembrava un pò di sostegno ai cc, era la deposizione di due miei compagni di cella; si consideri il modo chiaro in cui il P.M. esalta, nella richiesta d'archiviazione, la primordiale versione dei detenuti con le testuali considerazioni: "coincide perfettamente con quanto rapportato dai cc" e quanto invece denigra la ritrattazione degli stessi, dopo che sono stati rintracciati da me (una volta liberi) sostenendo il Mennini: "è da ritenersi strumentale e redatta "su misura" secondo i desiderata e/o indicazioni del committante Liani" tal che sembra accusarmi di aver indotto i due a ritrattare come per fornire un falso agli atti! ...Ma lui lo sa che non vero, perchè non ha manco pensato di verificarla una cosa assai grave come sarebbe una frode processuale! Appunto, è che il P.M. lo asserisce senza averlo affatto verificato: non ha sentito la necessità di verificare personalmente i testi in nuova audizione, come logicamente suggerisce il mio legale nell'opposizione a scanso di ogni equivoco.
Senza tralasciare quanto nell'opposizione il mio legale evince al punto D) sulla errata interpretazione della documentazione medica prodotta e delle CTP e CTU tanto da apparire necessario prendere atto di quanto cristallizzato nelle relazioni mediche, dettagliatissime, quali prove che il P.M. ignora sottolineando stralci di dichiarazioni varie estrapolate da altri contesti, per quanto in merito al morso, ed infine prendendo quanto da lui stesso ascoltato a siit dal medico del Pronto Soccorso dell'Ospedale di Chieti che ha dichiarato che "non annotò..." nulla in riguardo al morso, mentre lo stesso P.M. accenna a quanto si documenta in atti, asserendo contrariamente che anche il dr. Grifone che mi visitò in Caserma "non rilevò sul collo del paziente ematomi o fuoriuscita di sangue" per concludere che non esistesse del morso nulla all'arresto. Dice testualmente evidenziando lui stesso in neretto che: "Tracce del "morso" appaiono soltanto successivamente e cioè all'atto della presentazione della querela" tre mesi dopo. Addirittura, in tale ricostruzione, mi sarei morso alle spalle da solo per questa così presunta "simulazione" che in definitiva si inquadrerebbe dall'istruttoria del Magistrato!! Assurdo, giacchè me lo potevo fare solo nel frangente di tempo che va dall'arresto alla caserma dato che -come appunto attesta già il medico di guardia: "contusioni multiple a livello della estremità superiore del muscolo trapezio sinistro" vengono già rilevate come anche poi in Pronto Soccorso. Eppure, il Pubblico Ministero si azzarda a scrivere tali ipotesi gravissime, nonchè inverosimili e non ha mai voluto sentire le testimonianze di chi era in palestra vedendomi sano e senza un graffio negli istanti immediatamente prima al sopraggiungere dei cc che sotto i loro occhi mi hanno intimato di seguirli, nè mai è stata sentita mia sorella che ha scattato le foto al mio rientro dalla prigione. Anzi, si è preoccupato di scartare "a priori" la ritattazione dell'ex detenuto Cvetic Milos una volta libero, che in cella è appunto il primo a vederlo e definirlo semplicemente come un morso. Testimonianze queste che, con quanto già ampiamente documentato nel procedimento, basterebbero nella fase preliminare, appunto quali prove schiaccianti e fondanti la notizia di reato.
In paletra ero sanissimo, tornato a casa vertevo in condizioni gravi.
Non di meno si può soprassedere sul fatto che al P.M. dr. Mennini il mio legale fa notare l'infondatezza assoluta della sua "istruttoria" anche al punto E) sulla posizione del Maresciallo Marino Eugenio in cui appare evidente che invece ci sono riscontri proprio dalle dichiarazioni rese da un altro cc che conferma che eravamo in corridoio con il Marino Eugenio; e per quanto al punto F) sul reato di diffamazione contestato al Maresciallo De Luca proprio perchè, contrariamente all'interpretazione infondata del P.M., dalle indagini espletate vi sono acclarate certezze del reato di diffamazione, così come rielencate nel medesimo punto all'opposizione e cioè in merito alle deposizioni del padre e la madre della mia ragazza, i quali confermano candidamente quanto il De Luca ha dato per scontato e certo. Egli apprendeva giusto tre ore prima, dalla querela della mia ragazza, querela "appena nata" e poi ritirata cose che, se si fosse sentito nel dovere di mettere in guardia qualcuno, avrebbe appunto dovuto farlo con la diretta interessata Della Pelle Fabiana. Non è ammissibile che egli leda l'onore, il decoro e la reputazione della mia persona con i di lei genitori, essendo la mia ragazza maggiorenne, in tal modo aggredendo di fatto la mia reputazione agli occhi dei genitori, e senza che vi sia la necessità di diffondere idee espresse in querela da altri. Non v'era la necessità di allarmare i genitori a dismisura, già preoccupati per la figlia, la quale nell'atto di querelarmi, ha di fatto dimostrato un distacco netto dagli atteggiamenti che lei stessa ha descritto di me. E' del tutto irrilevante quanto argomenta il P.M. nella richiesta d'archiviazione in riguardo alla configurabilità del reato di diffamazione che, invece, si evince dalla testimonianza dei genitori: tant'è vero che non ha importanza se sia un fatto vero o meno, ma se v'è la mera volontà di ledere l'altrui reputazione nell'assenza di una stretta necessità che costituisca l'esercizio legittimo di un diritto. Necessità che nel dirlo ai genitori della mia ragazza il De Luca non aveva.
Per quanto all'importanza del punto G) in merito alla Mancata considerazione della integrazione di querela del 14.05.2010 chiedo ancora ulteriore attenzione, giacchè, si evince una sorta di persecuzione ingiusta, minacciata dai cc in questione e di cui in questo procedimento non è sopraggiunta giustizia per negligenza del Pubblico Ministero. Aggiungo che ho assoluta necessità di sicurezza in merito, la sicurezza che attraverso un giusto processo sono certo ne segua la dovuta condanna per tutti coloro che mi hanno danneggiato e mi ostacolano illecitamente. Ho mosso querela ed oggi vi aggiungo quest'esposto per una giusta prosecuzione, avente capacità giuridica e mi è stata spudoratamente negato ogni diritto a riguardo. Se questi fatti di reato, già sussistenti con la documentazione agli atti, restassero impuniti e non si avrebbe quindi una condanna per i rei, non si darebbe buon esempio a quanti tra altri P.U. vorrebbero in futuro abusare delle loro funzioni, e così scongiurare il pericolo pubblico del ripetersi di queste intimidazioni, per cui invece, per me, si prospetta effettiva la possibilità di ritrovarmi nuovamente vittima di altri abusi, statnte la documentata negligente del P.M. inquirente. Cosa punibile ai sensi delle leggi penali di questa Repubblica, da scongiurarne il verificarsi per me e per chiunque altro. E' pur vero che questa ragione d'ordine e prevenzione è il motivo per cui il mio caso è già di ampio interesse pubblico, essendo stato trattato da diversi giornali quotidiani d'Abruzzo (non ultimo, in questo dicembre, più volte su IlCentro) e vi sono tantissime visualizzazioni sui link che riportano notizie del mio caso, per cui l'interesse è ormai nazionale tanto che continuo ad essere contattato da altri giornalisti e free-lances. Detto ciò, in riguardo al contestato punto G) è esaustivo quanto già è chiaramente ribadito dal mio difensore all'opposizione, di cui mi preme inoltre sottolineare come alla richiesta d'archiviazione si vada oltremodo denigrando anche la storia d'amore che ho con la mia fidanzata, come se fosse una succube, senza averla mai interrogata a riguardo. Allora, si consideri la consulenza psicologica del dr Emilio Innamorati che ho addotto agli atti del procedimento pur mettendo a nudo non senza sacrificio ogni particolare confidenziale e privato della mia vicenda lavorativa, amorosa, giudiziaria che è ormai di pubblico dominio; affinchè nulla resti nell'ombra di quanto riguarda la mia sfera personale tutta, perchè si giudichi con giusto giudizio quanto (d'un modo o d'un altro) condizioni inevitabilmente il mio destino.
CHIEDO
IN MERITO ALL'ARTICOLO INTITOLATO "IL TRIBUNALE: LIANI NON HA DETTO LA VERITA' MANCANO I RISCONTRI" CHIEDO CHE SIA RESO DI DOMINIO PUBBLICO QUANTO ALLA MIA OPPOSIZIONE A DIFESA DEGLI INTERESSI LESI, ALLA BASE DEI NUOVI ELEMENTI DI CUI ALLA STESSA DEL MIO LEGALE DIFENSORE TINO INNAURATO CHE QUI ALLEGO, ESSENDO SOPRAGGIUNTA L'ARCHIVIAZIONE: SEMBRA PROPRIO IGNORATO IL DIRITTO DI PROVA, NON AVENDO OTTENUTO IL GIUSTO PROSEGUIMENTO.
SE IL TRIBUNALE OMETTE QUESTE CONTESTAZIONI A MIA DIFESA, ALLORA, CHI E' CHE NON HA DETTO LA VERITA'?
Si allega:
N. 9 pag. opposizione alla richiesta d'archiviazione
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